lunedì 6 settembre 2010

Quattordici - Racconti minimi






Racconti minimi






La formica, operosa, cammina.
Finché il fato non si fa formichiere.


*


Nel silenzio di casa, il ticchettio della sveglia.
Sommesso.
Ovattato.
Ossessivo.
Vengo salvato dal brontolare di caffettiera.


*


Non esiste una forza capace di rompere il legame che abbiamo con le persone veramente amate. Qualsiasi oscura energia irrazionale, qualsiasi perversa diavoleria dell’inconscio, ogni arma triste dell’intelletto è spuntata e inefficace, contro l’amore; quell’unica e irripetibile attività dell’animo, che si rinvigorisce e si rinsalda sempre più a ogni nuova ferita.


*


«Che giornataccia!» commenta lo sposo di sfuggita, mentre lo saluto prima di entrare in chiesa.


*


Nell’esposizione delle sue idee, e del suo pensiero, L. è rigido come un argine.
Che l’acqua prima o poi sommergerà.


*


Imbrunire. Nebbia.
Le figure delle case sul fiume diventano ombre scure, indistinte, come certi ricordi d’infanzia.