venerdì 1 ottobre 2010

Quindici - Lo specchio





Lo specchio



È un’età rabbiosa
quella che nello specchio
vede riflesso il vecchio
reggere una mimosa.

D’autunno, il suo animo, stanco, stride,
di fronte alla natura che si sveglia.
Ogni colore, fermento, che lui vide
e non colse, è un richiamo; una voglia.

Arde della poesia
il soffio di voci mute,
viste scappare via
non appena venute.

Tarda l’epifania di ciò che conta:
la consapevolezza del mistero.
«Hai lasciato andare ciò che è vero,
per una felicità che fu presunta!».

Non ti resta che dirlo,
ora; che fu sbagliato:
quello che tu sei stato
non sapevi capirlo.

O forse amare l’idea che la gioia
altro non sia che un’eterna illusione;
che il rimpianto per una passione
sia lo strumento che vince la noia…

No, vecchio mio; sorridi!
Specchia la tua ricchezza
(non esiste amarezza
che vendetta non gridi).

Tu sei vivo, e devi darne conto
solo allo specchio, colmo d’emozioni.
Picaresco, per tutte le stagioni,
leggi la vita tua come un racconto.

Al ragazzo che fosti
dire non devi nulla;
l’inesperienza è culla
dolce, di prezzi imposti.

Vedi, invece, riflessa, stamattina
sola l’idea che colora la vita:
è sempre il domani a dirti in sordina
che l’uomo arde d’energia infinita.

Felicità è mistero
inconscio, di scoperta;
sguardo sempre sincero
verso una porta aperta.

Nulla ti toglie più ciò che hai vissuto
e, in fondo, il risultato ha poco conto.
La meta? Camminare senza sconto
è la ricchezza vera, in assoluto.